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sabato 5 ottobre 2013

Gli scarafaggi non hanno re

Daniel Evan Weiss, Gli scarafaggi non hanno re, traduzione di Bruno Amato, Milano, Feltrinelli, 2010, 242 pp., ISBN 978-88-07-81607-9.

Probabilmente, se non fosse stato per il consiglio di un amico, questo libro non lo avrei mai letto. Sì. E pensare che nel corridoio di casa mia, dove sono posizionati buona parte dei libri di mia madre, ci sarò passato davanti milioni di volte. Mi sarei perso un capolavoro.
Questo libro racconta la storia della tranquilla vita di una banda di scarafaggi, che viene sconvolta dall’arrivo della fidanzata del proprietario dell’abitazione, ossessionata dalla pulizia. A questo punto iniziano le mille peripezie dei poveri insetti per sfuggire alla quasi certa estinzione.  Si viene a ribaltare, quindi, ogni schema tradizionalmente e convenzionalmente fissato: quelle bestioline, facili prede del nostro orrore, diventano gli eroi, mentre gli esseri umani si trasformano in carnefici irrazionali. Tutto ha ovviamente lo scopo di simpatizzare – “blattofobici” compresi – con degli esseri che, per nostra natura, detestiamo.
Peccato che nessun blattofobico prenderebbe mai in mano un libro sulla vita di uno scarafaggio.  
L’autore vuole mettere in evidenza, a tutti i costi, la crudeltà degli uomini e, di conseguenza, la scrittura si adatta subito a questo punto di vista: una scrittura rapida, sprezzante, incisiva e cruda. Spesso sembra quasi che l'autore stesso inserisca punte di insensato razzismo e, per tale ragione, il libro diventa a tratti frustrante. Lo scrittore tratteggia lo scarafaggio protagonista, Numeri, in maniera magistrale, riuscendo ad ottenere una perfetta mimesi del modo in cui questi insetti pensano e sentono il mondo circostante. Il racconto è insieme divertente e inquietante e, probabilmente, la prossima volta che sentirete l’istinto di schiacciare qualche insetto a casa vostra ci penserete due volte…

Vincenzo Bagnera




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