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lunedì 5 maggio 2014

Storia di una Matita

Michele D’Ignazio, Storia di una Matita, Milano, Rizzoli, 2012, 120 pp., ISBN 978-8817055659.

L’idea alla base di Storia di una Matita nasce da un gioco di parole: «Vorrei avere la vita temperata come una matita». Una frase isolata, un’intuizione non sviluppata, ma è stata come una molla. Perché non scrivere la storia di una matita? Lapo, il protagonista principale, da quando era bambino ha un grande sogno: diventare un illustratore. Ci spera talmente tanto che una mattina, in maniera rocambolesca, il suo corpo si trasforma in una gigantesca matita: «Fu il mignolo della sua mano sinistra a dirigersi verso la narice destra. Gira e rigira, scava e riscava, a un certo punto, Lapo sentì un odore. Era l’odore delle sue matite. “Ah! Fantastico”, sussurrò» [p. 18].
Pochi secondi dopo, Lapo si accorge che al posto del suo dito mignolo c’è una matita gialla bellissima e ben temperata. Qualche ora dopo, la trasformazione è completa. La sua testa è diventata una gigantesca punta di grafite e anziché pettinarsi deve temperarsi.
Non ha una faccia e per uscir di casa ha bisogno di un viso con degli occhi, delle orecchie, una bocca... una faccia per ogni circostanza, per ogni emozione: ne disegna più di un centinaio e ben presto si rende conto che non bastano.
E come si muove? Non avendo due gambe, non può più camminare. Però scivola, lasciando punti, linee, segni che infine diventano disegni, disegni bellissimi.
Storia di una matita è un racconto sulla capacità di sognare, ma anche sulle controindicazioni che il sognare porta con sé. Racconta inoltre la scoperta di un talento, ma la necessità di capire anche come poterlo utilizzare. È un cammino di crescita in cui Lapo incontrerà molti altri personaggi: la vicina di casa Rosa, con il suo cagnolino Stella che sempre abbaia; il magnate che prima gli dà un lavoro e poi vuole renderlo famoso; la dolce Mirella di cui timidamente si innamora.
Storia di una matita racconta le avventure tragicomiche di Lapo che, con coraggio e ingenuità, si lancia alla scoperta di un mondo che ha un gran bisogno di essere ridisegnato e in cui, a sorpresa, non è il solo a essersi trasformato in un oggetto.  
«Guarda che non c’è nulla di strano», continuò la madre, «anch’io ho rischiato di trasformarmi in una padella, quando passavo troppo tempo a cucinare. E poi, quando mi hanno dato il lavoro a scuola, mi stavo per trasformare in un quaderno a quadretti. Sarebbe stato un grosso problema. Ma per fortuna non è successo…» [p. 94]

Ulteriori immagini e info: http://storiadiunamatita.wordpress.com/

Michele D’Ignazio






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